Cara Ester,
seguo la tua rubrica con interesse ed oggi sono io a proporti la mia storia. Ho 40 anni, un buon lavoro, una figlia molto voluta rimasta unica perché anni fa ho perso mio marito e mi sono trovata a crescerla da sola.
Non ho mai pianto, non ne ho avuto il tempo e mi sono buttata a capofitto sulla mia bambina e sul mio lavoro. Da un paio di anni è comparso nella mia vita anche lui, Mario, uomo separato e con due figli da crescere.
Lui fa parte di quella parte di uomini che sono stati lasciati in condizioni economiche difficoltose dalla separazione insieme a tutta un’altra serie di problematiche.
É buono, educato, maturo, dolce e forte quando serve.
Quindi qual é il problema?
Le Relazioni Difettose: il rapporto non decolla
Il rapporto non decolla: ci vediamo solo quando non ha i figli (che ha molto spesso, questo gli fa onore anche perché non è un mero “tenerli” ma un reale “crescerli”) e viviamo a distanza.
Non ci sono prospettive di convivenza, lui non vuole trasferirsi per i figli e per il lavoro (anche se in realtà se si trasferisse da me avrebbe molte più opportunità) ed io non voglio trasferirmi perché perderei il mio lavoro e mi metterei in una condizione di mercato del lavoro più precario di quello della città dove vivo attualmente.
All’inizio ferita dalla morte di mio marito, distrutta di dolore, la gentilezza di quest’uomo mi ha tirato su e fatto stare meglio.
Ora voglio qualcosa di più
Ora mano a mano inizio a scalpitare perché vorrei qualcosa di più nonostante, come tutti i genitori single sanno, in realtà é complicato pretendere qualcosa in più quando quello che si ha da dare è davvero poco e misero.
Mi affligge la paura di rimanere senza quest’uomo ma al tempo stesso vorrei di nuovo un rapporto di condivisione più completo.
Come se ne esce da questo impasse?
Un abbraccio
A.
La risposta di Ester Viola
Cara A.,
Lettera serie, non si può scherzare. Stavolta domande concrete, problemi non di plastilina, dubbi con certificato di legittimità.
E allora l’unica divisione che conta, già dicemmo che le due possibilità in casi cruciali sono:
1) «Vado»
Per integerrimi caratteri d’acciaio. Sospetto sempre infanzia felice, quando vedo quelli che prendono il coraggio con la pala.
«Se non mi meriti, ti nego la mia presenza. Non ho bisogno di te». Iniziativa di frequente caldeggiata da una certa categoria di amici (ma anche da estranei spacconi che dicono la loro, a cena ne trovi sempre qualcuno), gli orrendi Polso Fermo. Quelli che pensano di avere forza di carattere mutuata da esperienze passate e invece hanno solo un periodo di vento leggermente a favore. Tutti buoni a essere equilibrati quando le cose vanno bene.
Il sollievo del gesto d’orgoglio («adieu, stammi bene») è solo momentaneo. È sempre in uno stato d’animo non destinato a durare che si prendono risoluzioni definitive, diceva quel francese.
Chi dice addio, si tenga pronto alle estreme conseguenze del gesto. E le estreme conseguenze del gesto sono: niente. Non ti rincorre più nessuno, dopo le prove di forza. Poi è inutile pigolare.
Vorrei riattaccare, ma si riattacca per farsi richiamare (l’hai letto Alta Fedeltà?).
La strategia sarebbe la seguente: me ne vado e ti faccio crepare di nostalgia, così mi riprendi.
Non esiste più l’addio agonistico (sparisci? Eccomi, ti rincorro). L’addio adesso è letale. Chi se ne va stia pronto a perdere tutto.
2) «Resto»
Soluzione per spiriti delicati/disperati/già provati. Il gesto d’orgoglio l’hanno sperimentato nel passato e sanno che la carta “addio” non è il sette di denari, è il due di coppe. L’addio per esasperazione perlopiù è un gesto insincero – come dicevamo, attende reazioni. Quelli che se ne vanno lo fanno sperando.
Che fessi.
Chi resta invece s’è fatto i conti. È amore, e se è amore, bisogna abbondare col compromesso. Si dà la seconda possibilità e pure la terza. O speranza o morte.
Non ho rimedi. Ho il mio metodo quando le cose (tutte) si vanno sistemando sul versante dell’impossibile-da-risolvere.
Nel dubbio, scegliere la cosa più difficile.
Stiamo punto e a capo, lo so, A., che non sono d’aiuto con questa Card Instagram. Non ci sono decisioni giuste o sbagliate, c’è solo l’andare (da sole) delle cose che non è giudicabile. Scrivimi presto e dimmi com’è andata.
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